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#2020inMusica | Album, Weeks 22/23

Nove album, una sola uscita italiana (…) a chiudere il mese di Maggio in termini di uscite

discografiche!

Anche stavolta ce n’è davvero per ogni gusto: dall’indie rock alla trap, al pop fino a giungere

perfino al prog metal, con qualche soddisfazione e qualche disastro, come sempre!

Lista Aggiornata: https://rateyourmusic.com/list/il_chie/2020-albums/

NB: Le posizioni e i rating di album già in lista possono comunque variare, in base a ascolti futuri o altre considerazioni

THE 1975 – NOTES ON A CONDITIONAL FORM

NME: 5/5. The Guardian: 3/5. Pitchfork: 8/10. The Needle Drop: 5/10. Independent: 1/5. Rolling Stone: 3/5.

Non si può certo dire che il quarto lavoro della band pop-rock britannica (miei prediletti) abbia ottenuto consenso universale… E i motivi ci sono, e sono anche evidenti: 22 tracce, per OTTANTA minuti di riproduzione, per 7500 generi diversi (!) tentati in un’unica opera, hanno messo a dura prova anche un fan come me, che generalmente pende dalle labbra del frontman Matty Healy. Realisticamente almeno 5-6 tracce potevano rimanere sul tavolo dello studio di registrazione, tra intermezzi senza particolare scopo (Streaming), esperimenti elettronici talvolta discutibili (Shiny Collarbone, Bagsy Not In Net) o canzoni semplicemente sotto la loro media realizzativa.

Però.

Nonostante le varie problematiche, questo disco quando vuole colpire al centro, quando vuole puntare alto, lo fa in GRANDISSIMO stile, offrendo vari pezzi probabilmente ai loro massimi storici: la furiosa e ribelle People, le eteree Frail State Of Mind e The Birthday Party, le pop-rock banger If You’re Too Shy, Nothing Revealed, Me&You Together Song, la dolce Guys a chiusura, le incredibili prove elettroniche Yeah I Know, What Should I Say e I Think There’s Something You Should Know… Per cui, materiale di cui esaltarsi, per fans e non, ce n’è, e anche tanto, per cui mi ritengo ovviamente soddisfatto; resta il rammarico perché un’opera più compatta e coerente avrebbe potuto davvero spiccare il volo!

⬆ : If You’re Too Shy, People, Me&you Together Song, Nothing Revealed/Everything Denied ⬇ : Shiny Collarbone, Bagsy Not In Net

Voto: 7.5

LADY GAGA – CHROMATICA

Cosa ha detto l’atteso nuovo album di Miss Germanotta, e del suo status nella scena pop mondiale? Che Lady Gaga non ha intenzione di scendere, ma vuole tornare a picchiare duro: gli esempi in Chromatica non mancano, dalla roboante Alice, al crossover con Ariana Grande su Rain On Me, agli inni Free Woman e Plastic Doll, alla sorprendente e oscura Sour Candy, fino all’incredibile Sine From Above, con niente meno che Sir Elton John, in uno dei pezzi più particolari del lavoro. Sinceramente, non sono mai stato un suo fan, e certe idee di produzione le trovo piuttosto demodé ormai nel 2020 (vedasi per riferimento Stupid Love e la stessa Rain On Me), con i soliti ritornelli à la Lady Gaga (grandi acuti ad anticipare una 30ina di secondi di drop EDM che ormai da 10 anni ci sorbiamo ininterrottamente nei suoi pezzi). Però c’è da dire che complessivamente l’ascolto è stato gradevole, quasi divertente, e certamente ha reso più delle aspettative che avevo (bassine per la verità).

⬆ : Sine From Above, Sour Candy

⬇ : Stupid Love Voto: 7

POLO G – THE GOAT

Secondo lavoro del nativo di Chicago, Polo G, tra i nomi più acclamati dell’ultima generazione di rapper americana: non sapevo bene cosa aspettarmi, e sinceramente l’impressione finale dopo vari ascolti è ben positiva. Le melodie e i flow sono abbastanza variegati, al di là di alcuni passaggi “a vuoto”, e le produzioni e basi sono di standard molto alto, per 16 tracce che tutto sommato scorrono bene. Ci sono vari highlights, sicuramente più alti che bassi lungo la tracklist: la opener Don’t Believe The Hype, la feroce Go Stupid, la conclusiva Wishing For A Hero (con il sempre ottimo BJ The Chicago Kid) che rende incredibilmente giustizia alla base di Changes di 2Pac, sicuramente il miglior pezzo dell’album sotto ogni punto di vista.

⬆ : Go Stupid, Wishing For A Hero

⬇ : Be Something Voto: 6.5

PARCELS – LIVE VOL.1

Fortunatamente, grazie a un consiglio ho evitato che passasse inosservato dai miei radar questo GRANDISSIMO lavoro da parte di una band molto sottovalutata nel panorama indie rock mondiale, gli australiani Parcels, un album e collaborazioni con i Daft Punk (influenza tra l’altro PALESE) all’attivo. Questo disco è essenzialmente una live session SENZA EDITING tenutasi negli Hansa Studios, sotto i resti del muro di Berlino (che hanno ospitato tra gli altri David Bowie, i Rem e gli U2): 18 tracce, poco più di un’ora di performance impeccabili, transizioni perfette, atmosfera gustosissima, esplorazioni strumentali e talento sconfinato lasciato libero di agire. Un must listen per chiunque ami sia l’indie rock che la musica elettronica, perché qui ne troverà un perfetto connubio!

⬆ : Everyroad, Tieduprightnow, Withorwithoutyou

⬇ : -

Voto: 8+

CALIGULA’S HORSE – RISE RADIANT

La parabola leggermente discendente lanciata dai tre singoli (la roboante The Tempest, la classica Slow Violence, la meno convincente Valkyrie) non trova grande rivalsa nelle restanti tracce del nuovo lavoro della prog metal band Caligula’s Horse. Nessuna canzone è in sé sbagliata o brutta, ma nessuna brilla particolarmente; la sensazione è che sia stato svolto il compitino, con anzi una certa mancanza di inventiva che è palpabile in vari momenti, che sinceramente sembrano scimmiottare un’altra band “collega”, i Leprous, con risultati più mediocri. La lunga ed epica The Ascent, in chiusura, è una sorta di parziale redenzione da queste considerazioni, ad essere sinceri; ma la sufficienza è risicata. ⬆ : The Tempest, Slow Violence, The Ascent ⬇ : Valkyrie, Salt

Voto: 6-

YUNG LEAN – STARZ

La mia prima esperienza con uno dei fautori della sad rap wave che da qualche anno attraversa la scena americana non è certamente indimenticabile: al di là di qualche pezzo sparso, non mi sono mai trovato nonostante i vari ascolti veramente coinvolto nell’atmosfera che Yung Lean ha cercato di influire nelle 16 tracce che compongono questo lavoro; la sensazione è che questo lavoro sia rimasto un pochino indietro, mentre il resto della scena è andata piano piano avanti.

⬆ : Starz, Butterfly Paralyzed

⬇ : Boylife in EU

Voto: 5

DREFGOLD – ELO

Avrei tranquillamento evitato l’ascolto di questo album, non nutrendo il migliore dei presentimenti a riguardo, considerando la caratura dell’artista. Promessa mantenuta, per oltre 40 minuti oscillanti tra piattissimi beat trap senza alcuno spunto interessante, feat sbagliati o comunque fastidiosi (Capo Plaza al solito, Tony Effe, neppure Tedua riesce a dare la svolta), fino ad arrivare alle vergognose tracce “di punta” del disco, ossia Elegante, in cui Sfera riesce addirittura a performare peggio del nostro Drefgold, su una canzone che strizza entrambi gli occhi al reggaeton che ormai ha beceramente invaso la scena pop mainstream, con risultati discutibili; Calma, il cui coro di bambini è solo la ciliegina sulla torta di un pezzo imbarazzante. Avevamo aspettative basse, ma..

⬆ : Snitch e Impicci

⬇ : Elegante, Calma, Stupido Drip, Wickr Me, Opps Voto: 2.5

FREDDIE GIBBS, THE ALCHEMIST – ALFREDO

Uno dei dischi hip hop più belli, coerenti, interessanti e coinvolgenti di tutto il 2020: le produzioni di The Alchemist, notevoli, sono una tela su cui Freddie Gibbs si destreggia in maniera sensazionale, viaggiando in un mondo gangster ed esponendone tutto il “buono” e tutto il marcio che ne consegue. L’atmosfera che The Alchemist crea è avvolgente e aiuta a immergersi in maniera completa nell’ascolto, che è breve (10 pezzi, 35 minuti), ma sembra una gita panoramica molto più lunga e interessante sulle immagini dipinte da Freddie, che si conferma una delle migliori penne in circolazione. Menzione d’onore per la traccia in cui figura anche una strofa sensazionale di Tyler, The Creator, di nuovo in veste rapper puro.

⬆ : Something To Rap About, Scottie Beam, Babies & Fools

⬇ : - Voto: 8

GUNNA – WUNNA

La tendenza dei trapper americani a rilasciare album pseudo-monotematici, soprattutto musicalmente parlando, di 15+ tracce che rasentano l’ora di riproduzione, sta diventando una inquietante costante. Ennesimo esempio qui dal buon Gunna, uno dei tanti protetti (nonché imitatore) di Young Thug: il mood è rilassato, innegabile, ma se per le prime 4-5 tracce si sopravvive, poi le orecchie invocano un cambio di passo che non solo non si presenta mai, ma che anzi anticipa una monotonia quasi offensiva per un disco di DICIOTTO tracce, ricco tra l’altro di nomi altisonanti (Travis Scott, Roddy Ricch, lo stesso Young Thug ha due apparizioni) che però non riescono a svegliare da un sonno profondo e ineluttabile.

⬆ : Skybox

⬇ : Una qualunque delle altre Voto: 4

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