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#2020inMusica | Album, Weeks 24/25

Nove album, una sola uscita italiana (…) a chiudere il mese di Maggio in termini di uscite discografiche!

Anche stavolta ce n’è davvero per ogni gusto: dall’indie rock alla trap, al pop fino a giungere perfino al prog metal, con qualche soddisfazione e qualche disastro, come sempre!

Lista Aggiornata: https://rateyourmusic.com/list/il_chie/2020-albums/ NB: Le posizioni e i rating di album già in lista possono comunque variare, in base a ascolti futuri o altre considerazioni

RUN THE JEWELS – RTJ4

Dedicherò più della mia solita decina di righe a questo capolavoro. Yankee (El-P, producer, New York City) and The Brave (Killer Mike, MC, Atlanta) hanno colpito nel segno, come nessuno quest’anno. Il loro quarto lavoro segna l’ennesimo scalino più in su in una discografia immacolata, un’ascesa inarrestabile che culmina in uno degli album (attualmente) non solo migliori dell’anno, ma sicuramente il più importante e significativo finora. 11 tracce senza debolezze, quasi 40 minuti di hip hop senza respiro, banger after banger, guidati dalle grevi, violente ma mai esagerate produzioni di El-P, al top della forma. Le prime tracce colpiscono con energia, celebrando la forza del duo e cementando la loro reputazione, ma un disco che già prometteva bene (i due singoli sono in apertura del disco e impostano il ritmo a un livello più che alto, confermato dalla gangster Out Of Sight) svolta completamente a metà della quarta canzone, Holy Calamafuck: beat switch, e con esso svolta anche la qualità dei testi e delle produzioni a contorno. Un plauso inoltre alle transizioni da brano a brano, uno dei punti di forza dell’intero ascolto: clamorose quelle che da Holy Calamafuck portano alle due tracce seguenti, Goonies vs ET e Walking In The Snow. Le due penne da qui ci regalano alcune delle strofe più forti dell’anno, ed è impressionante il tempismo con cui questo disco è uscito, in mezzo alle turbolente proteste americane: la voglia di rivalsa contro la brutalità della polizia e contro le iniquità della società è il tema centrale del disco, che nonostante sia stato registrato a fine 2019, suona contemporaneo con gli eventi che ne hanno accompagnato l’uscita (tra l’altro anticipata e resa gratuita dagli artisti, in onore dei movimenti di protesta). Emblematico questo passaggio di Walking In The Snow, uno dei pezzi più forti e pesanti del disco: They promise education, but really they give you tests and scores

And they predictin' prison population by who scoring the lowest

And usually the lowest scores the poorest and they look like me

And every day on the evening news, they feed you fear for free

And you so numb, you watch the cops choke out a man like me

Until my voice goes from a shriek to whisper, "I can't breathe"

Sentire queste parole, pensando a cosa è successo in questi giorni, e considerando che tutto questo è stato registrato mesi fa, è sinceramente da brividi. Altre tracce strepitose completano la seconda parte del disco: la velenosa e furente JUST, che ospita due cavalli di battaglia come Pharrell Williams (a cui è affidato uno dei ritornelli più incalzanti e significativi del disco, “Look at all these slave masters posing on your dollar”) e il grandissimo Zach De La Rocha dei Rage Against The Machine, che colpisce con una strofa devastante; Pulling The Pin, confezionata con la collaborazione di Josh Homme, e che vede l’apparizione di Mavis Staples, 81 (!!) anni e una voce che ancora porta a scuola moltissime cantanti attuali, che ci lascia una prestazione di pura potenza, un grido di aiuto. Ma è la traccia finale, A Few Words For The Firing Squad, a consolidare il giudizio assoluto di questo album: è la più lunga (oltre 6 minuti), e consiste di un beat che, cavalcato alternativamente dal duo, va in crescendo, fino a una vera e propria esplosione, indescrivibile, impreziosita da un sassofono che serpeggia nelle orecchie e non se ne va, per poi chiudere con un outro che si riallaccia all’intro, cantando le gesta di Yankee And The Brave, che hanno confermato una volta di più il loro ruolo in cima alle gerarchie hip hop americane. Attualmente, il disco dell’anno, e a mio parere sarà difficile scalzarlo dal trono a fine 2020. Chiunque dovrebbe darci uno e più ascolti, per cogliere tutto ciò che questo lavoro ha da offrire.

⬆ : Ooh La La, Out Of Sight, Holy Calamafuck, Goonies vs ET, Walking In The Snow, Just, The Ground Below, Pulling The Pin, A Few Words For The Firing Squad

⬇ : -

Voto: 9.5

KODALINE – ONE DAY AT A TIME

Dedicherò meno della mia solita decina di righe a questo scempio. 10 tracce indistinguibili, 35 minuti di concentrato di pura banalità. Le aspettative erano già basse, e il risultato finale è anche più fastidioso del previsto. L’impressione è quella di aver sentito delle canzoni da parrocchia riarrangiate per poter essere passate in radio senza che qualcuno se ne accorga. Varietà zero anche a livello musicale: sempre la solita chitarrina, sempre il solito giro di accordi trito e ritrito, sempre le stesse melodie, la cui orecchiabilità non le può salvare, sempre le stesse parole, sempre la stessa dannata canzonetta formulaica. Sforzo: zero.

: -

⬇ : Tutte Voto: 1.5

BIBIO – SLEEP ON THE WING

Un breve e dolcissimo disco, ricco di atmosfere nostalgiche, inebrianti: il nuovo lavoro di Bibio, cantautore e producer britannico, non delude le aspettative, regalando quasi trenta minuti di musica folk alternata a passaggi elettronici e arrangiamenti moderni che comunque riportano al passato; i pochi pezzi cantati sono di altissimo livello, e le chitarre lasciano immergere l’ascoltatore nella natura, nello spazio, e dovunque la mente voglia viaggiare, regalando un’isola felice in pochissimo tempo. Consigliato a chi abbia bisogno di un momento per sé, per riprendersi, o anche solo per lasciarsi andare!

⬆ : Sleep On The Wing, Miss Blennerhassett, Otter Shadows

⬇ : Crocus Voto: 7+

TEDUA – VITA VERA MIXTAPE

Primi due pezzi dell’attesa trilogia di mixtape del genovese-milanese Tedua; è il mio primo approccio a questo artista al di là di vari feat, ed ero abbastanza curioso di cosa avrebbe saputo offrirmi questa serie di lavori. 2 mixtape nel giro di una settimana, 22 tracce totali per oltre un’ora di musica, pervasa dall’attesa della Divina Commedia, che si concretizzerà presumibilmente nelle prossime settimane; complessivamente non posso lamentarmi eccessivamente, se non per vari feat e vari ritornelli che mi hanno abbastanza deluso o che ho trovato fuori luogo, penso a Paky, Lazza, Tony Effe, Ghali. Molte strofe mi hanno colpito, sia in termini di flow e variazioni, sia in termini di story-telling; cito senza dubbio il duo Lo-Fi Tu e Lo-Fi Wuhan, i due pezzi di chiusura, ma anche Vita Vera e Polvere, dove sorprendentemente anche Capo Plaza risulta sopportabile. I due mixtape a mio parere sono sullo stesso livello, entrambi presentano tracce notevoli, tracce decenti e tracce dimenticabili, le quali alla fine non vanno a tirare giù l’esperienza di ascolto in modo pesante. Più che sufficiente direi.

⬆ : Lo-Fi Tu, Lo-Fi Wuhan, Sailor Moon, Polvere, Motivo

⬇ : Rari, Pass, Mare Mosso, Pour Toujours

Voto: 6.5

RMR – DRUG DEALING IS A LOST ART

Finalmente, dopo aver attirato l’attenzione della scena americana con la controversa ma speciale Rascal, canzone country con testo trap come mai se ne erano sentite, è uscito l’EP di esordio dell’ancora incognito giovanissimo RMR (leggasi, Rumor): 9 tracce, di cui due sono evoluzioni di suoi singoli con l’aggiunta di feat pesantissimi per un esordiente, come Young Thug in Rascal e il duo Future/Li Baby in Dealer; e in molte delle tracce è confermato il trend che lo ha fatto esplodere musicalmente, ossia un crossover tra Country (produzioni ricche di chitarre, pianoforti e addirittura banjo) e Trap (i testi sono quelli tipici del genere). Fin da Welfare (con Westside Gunn, altro nome pesante) è chiaro che si ha tra le mani un lavoro che miscela ciò che ha portato Lil Nas X al successo, con la sua Old Town Road, ma mantenendo lo stile di gente come Don Toliver o Young Thug: il punto vincente del disco è però la voce di RMR, melodica e travolgente come direi quasi nessuna nell’ambiente trap americano, e che probabilmente sarà la sua forza negli anni a venire, in cui mi aspetto una sua ulteriore consacrazione. ⬆ : Rascal, Dealer, Nouveau Riche ⬇ : Silence

Voto: 7

PSICOLOGI – MILLENNIUM BUG

Altro disco d’esordio, stavolta tutto italiano, del duo composto da Drast e Lil Kaneki: non tutto è da buttare, anzi ci sono vari spunti interessanti, ma solo quando si allontanano dalla classica formuletta “vincente” strofa1-ritornello-strofa2-ritornello (Funerale, Povero). Troppe canzonette per niente avventurose, un romanticismo descritto da testi banalotti, un po’ “da ragazzine”; gli innumerevoli strati di effetti che sommergono le voci del duo diventano alla lunga pesanti e distraggono da ciò che viene detto. Non pensavo sarebbe stato il mio genere, basandomi sui singoli che lo hanno anticipato (dei quali si salva bene solo Generazione); e confermo questa impressione.

⬆ : Funerale, Povero

⬇ : Amici, Sto Bene, Per Me Sei

Voto: 5

SHOUTOUT: FOALS – COLLECTED REWORKS VOL.1

Primo di una serie di 3 lavori che ripercorreranno la carriera dei Foals, indie rock band britannica, riprendendo e reinventando le loro migliori canzoni, cucendo addosso nuove vesti elettroniche e dance. Per i fan, un occasione di godersi sotto una luce diversa molti dei loro pezzi storici; per chi non li conosce, un modo per divertirsi ascoltando un crossover tra una delle migliori rock band dello scorso decennio e delle atmosfere più accessibili a chi non apprezza il genere!

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