Lunedì ci do un taglio
- Alessandro Bego
- 12 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Qual è il giorno della settimana più odiato in assoluto?
Semplice, il lunedì. Le motivazioni sono tra le più intuitive. Ripresa delle attività lavorative, il fine settimana appena trascorso sempre troppo velocemente e visione abbastanza lontana del prossimo week end.
Sarebbe però giusto fare un passo indietro e visualizzare meglio le cose sotto altri punti di vista. Per esempio quello dei commessi nei grandi centri commerciali aperti sette su sette. Per loro il fine settimana equivale quasi sempre a lavoro, in quanto il resto della gente abitualmente si riversa in questi ambienti tra sabato e domenica.
Per non parlare di chi lavora nel settore della ristorazione. Il week end é il periodo di massimo profitto nell’arco dell’intera settimana dove bisogna concentrare di più le forze e fare anche turni che possono durare letteralmente quasi una giornata. Spesso chi ha il privilegio di fare un lavoro con orari volgarmente detti “di ufficio” non tiene conto di questi particolari e si lamenta del lunedì come se fosse il giorno in cui la madre di tutti i mali rinasce dalle proprie ceneri e divora i cervelli della povera gente che rifocillata da due giorni di meritato riposo, rientra a malincuore nei propri ranghi lavorativi.
Il rovescio della medaglia è principalmente rappresentato dai parrucchieri e dai barbieri che hanno storicamente il giorno di chiusura al lunedì. Questa tradizione deriva da un fatto tanto singolare quanto macabro avvenuto nella Firenze del settecento.
Antonio di Vittorio Giani era un ventiduenne barbiere di Firenze che fu condannato a morte per l’omicidio di una prostituta di nome Mariuccia. Stando alle varie versioni non ci sarebbero state prove schiaccianti sulla colpevolezza del ragazzo che ugualmente decise di confessare l’omicidio. La sentenza dell’epoca per un episodio così grave prevedeva l’impiccagione, che avvenne lunedì 11 giugno 1742. I colleghi fiorentini di Antonio quindi, forse per solidarietà o solo perché volevano assistere alla brutale esecuzione, decisero di tenere chiusi i propri negozi.
Oggi ai tempi del Covid probabilmente tutto si sta ribaltando. Basta centri commerciali affollati al fine settimana con la gente che si getta nello shopping sfrenato. Ristoranti e locali all’interno deserti con possibilità solo di fare servizio di asporto, in attesa di un nuovo decreto per poter riprendere il servizio al tavolo. Parrucchieri e barbieri ancora inattivi da ormai due mesi, con riapertura prevista tra il 18 maggio e il primo Giugno. E poco importa se si tratta di due lunedì. La cosa importante sarà riaprire, ripartire. Anche se è lunedì. Antonio di Vittorio Giani forse è già stato commemorato abbastanza.
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