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Voglio andare al mare

Arriva un momento dell’anno, precisamente a Luglio, in cui inizia a farsi avanti una domanda sempre più incalzante che spesso crea un certo scompiglio interiore gettando il soggetto interrogato in uno sconforto generale misto a panico. No, non si tratta di “cosa fai a Capodanno”, quella la si fa già dopo Pasquetta.

Una delle classiche domande che si fa giusto perché una persona si vuole impicciare negli affari altrui ma sempre con la discrezione di chi non vuole essere troppo diretto e brutale.

“Dove vai in ferie quest’anno?”

Sfortunatamente, per questa Estate 2020 i progetti di vacanza sono più che incerti e questa domanda sfacciata molti impiccioni non la pongono nemmeno vista la situazione. Non si sa se il lavoro riprenderà a pieno regime, se il mese di Agosto sarà caratterizzato da ritmi lavorativi serrati o da 2/3 settimane di ferie forzate o peggio ancora da cassa integrazione. Il Covid ha tolto oltre alla libertà anche molte certezze che prima non erano neanche in discussione come le tanto attese vacanze estive.

“Voglio andare al mare” cantava Vasco Rossi nel 1981, quarta traccia e unico singolo tratto dell’album “Siamo solo Noi”. Piccola curiosità: il 45 giri esce l’8 di gennaio. Quasi a conferma del fatto che alle ferie ci si pensa con largo anticipo. 

Ma oggi sinceramente chi ci vuole andare al mare? Come ci si deve comportare in spiaggia? Quali attenzioni bisogna adottare?

Dal 18 maggio sono state stabilite dal governo delle linee guida per la riapertura delle attività commerciali, tra cui anche gli stabilimenti balneari. Queste sono state poi riviste e riadattate, in base alle varie esigenze e alle caratteristiche di ogni singola regione. Come infatti è noto ci sono diverse tipologie di costa nel nostro paese, per cui garantire lo stesso distanziamento tra ombrelloni per tutti era pressoché improbabile. Pensiamo ad esempio a un litorale dell’alto e medio Adriatico con chilometri di spiagge sabbiose, che non poteva essere gestito come una angusta e ristretta spiaggia in Liguria o in Sardegna. Per questi ultimi allargare gli spazi significava ridurre i posti e quindi diminuire i guadagni. Inizialmente si ipotizzava ai tanto discussi nonché denigrati box di plexiglas che dovevano delimitare gli spazi tra gli ombrelloni. Cosa altamente ridicola oltre che dispendiosa, visto che proprio il plexiglas e materiali affini ad Aprile hanno avuto un incremento della domanda, facendone alzare il prezzo. 

L’idea di essere rinchiusi letteralmente dentro una scatola trasparente è stata fortunatamente scartata. Ci sono comunque altri punti di queste linee guida comuni che interessano tutto il territorio. Primo fra tutti c’è il divieto di svolgere attività ludico-sportive che possono dar luogo ad assembramenti e giochi di gruppo. Niente partitelle di pallone, pallavolo o il gioco delle bocce quindi. Una eccezione può essere fatta per gli intramontabili racchettoni, avendo come prima prerogativa quella appunto di distanziarsi di qualche metro per iniziare a giocarci.

Sono di certo consentite le attività in mare aperto in quanto non presentano rischi di favorire assembramenti. Altro punto dolente sono le aree giochi per bambini : notoriamente teatri storici di autentiche resse. Si potranno tenere disponibili le giostrine al pubblico a patto che vengano utilizzate da un bambino alla volta. Ma come si lo può spiegare a un bambino di 4 anni ? I bambini sono selvaggi, agiscono di istinto e appena vedono uno scivolo lo prendono d’assalto.

Ma chi ci vuole stare in spiaggia con dei bambini annoiati e stressati che non possono andare sulle giostre? Sarebbe un po’ come far entrare un diabetico in una pasticceria.

Un focus particolare viene fatto sui sistemi di protezione individuale.

Certamente le mascherine sono da portare insieme a costume, telo e ciabatte, con obbligo di essere indossate in precisi momenti come all’arrivo o alla partenza allo stabilimento e durante la sosta ai servizi di uso comune come cabine, spogliatoi, bar, chioschi e toilette, tutti ambienti che sono tassativamente sanificati con frequenza durante l’arco della giornata. Purtroppo negli anni passati non era così scontata questo particolare.

Dei lati positivi però ci sono. Il posto ombrellone è assicurato previa e gradita prenotazione, telefonica o via internet a seconda del gestore, evitando lunghe code e barbari assalti alle strutture. Sdrai e lettini devono essere accuratamente igienizzati dagli operatori balneari, quando in passato venivano solamente percossi energicamente per levare la sabbia. In più punti vengono messi a disposizione della clientela dei dosatori di gel disinfettante, da utilizzare in qualunque momento gratuitamente.

Un’ultima cosa. Ai bagnini sarà vietata la respirazione bocca a bocca in caso di salvataggio. La pratica sarà sostituita da dei pratici e igienici respiratori a pallone anti reflusso. Così si manda in pensione uno dei più famosi pretesti per cacciare gratuitamente la lingua in bocca alla gente con il pretesto di salvare la vita.

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